Assessorato per la Tutela della Fauna

Provincia

del Verbano Cusio Ossola

Conferenza stampa

IL RITORNO DEL LUPO IN PROVINCIA DEL VCO

1 febbraio 2001, ore 10.00 Domodossola

Documentazione per i media

Il fatto

Il giorno 26 novembre 2000, in località Pian di Pissaro poco a nord di Premia in Valle Antigorio, un cacciatore, Remo Albini, trova alcuni indizi della predazione di un capriolo ad opera di un grosso canide. Il signor Albini informa del fatto la persona incaricata di valutare questo genere di situazioni, il biologo Luca Rotelli, che in poco tempo è sul luogo del ritrovamento. I due ricostruiscono la predazione grazie alle tracce lasciate sulla neve: il capriolo è stato ucciso su di un prato e trascinato per oltre cento metri nel bosco, dove in luogo appartato, la preda è stata completamente utilizzata. Seguendo le tracce lasciate dal grosso canide, vengono trovati degli escrementi che vengono raccolti e spediti in Svizzera, al Laboratorio di Biologia della Conservazione dell'Istituto di Ecologia dell'Università di Losanna, per procedere alla loro analisi genetica. A gennaio arriva la conferma che gli escrementi ritrovati appartengono effettivamente ad un lupo di origine italiana! Si tratta del primo indice di presenza oggettivo riscontrato in Provincia del VCO da circa settant'anni, quando cioè il lupo scomparve definitivamente dalle montagne dell'Ossola!

 

Biologia

L'organizzazione sociale del lupo prevede la creazione di gruppi familiari o branchi, all’interno dei quali esiste una gerarchia ben definita. Il compito più importante del branco è la difesa dei cuccioli. La coppia alfa è al vertice della gerarchla, seguita dal maschio beta. Poi seguono i membri subdominanti, ossia i giovani lupi nati negli anni precedenti. In fondo alla gerarchla troviamo i lupi di un anno e i cuccioli. Ai margini del branco vive inoltre il maschio omega. Il fatto che il lupo senta il bisogno di avere legami sociali induce il maschio omega a sopportare le aggressione degli altri membri del branco piuttosto che condurre una vita solitaria. Questa posizione non è però sempre occupata all'interno del branco.

La coppia alfa decide in merito alle attività vitali del branco: la caccia, gli spostamenti, la difesa del territorio. Il compito più importante della coppia alfa è però quello di regolare la procreazione all'interno del branco. Il controllo viene esercitato soprattutto dalla femmina alfa, che impedisce alle altre femmine del branco di riprodursi. In linea di massima è sempre e solo la femmina alfa che si riproduce, mentre le altre femmine contribuiscono all'allevamento dei cuccioli. La coesione interna del branco, da cui dipende la sopravvivenza del gruppo, è legata alla capacità di comunicazione dei lupi. A questo proposito i lupi hanno sviluppato un sistema di comunicazione complesso, basato soprattutto sull'espressione facciale, corporea e dello sguardo, sulla vocalizzazione e sulle comunicazioni olfattive.

Succede che a volte i membri subdominanti, come per esempio le giovani femmine, vengano cacciati dal branco. In altri casi sono i maschi giovani di 1-2 anni a lasciare il branco, prima temporaneamente e poi definitivamente. Essi intraprendono una vita solitaria sino a quando hanno trovato una compagna con la quale fondare un nuovo branco.

Un branco, per essere definito tale. deve essere composto da almeno due individui, che spesso ne sono anche i fondatori. In Italia un branco è di solito costituito da un numero di individui compreso tra 2 e 7. Un branco possiede un suo territorio, mentre lupi solitari vivono nelle aree tra un territorio e l'altro ed evitano accuratamente il contatto con i branchi. In Abruzzo i branchi vivono in territori di 120-200 km2 e nel Mercantour i territori coprono circa 200 km2, mentre in Val Ferret (Basso Vallese. Svizzera) il territorio a disposizione del lupo o dei lupi apparsi negli anni 1995-96 era di almeno 350 km2.

La dieta del lupo dipende soprattutto dalla disponibilità delle prede. Caccia preferibilmente cervi, caprioli cinghiali e camosci, non disdegna comunque gli animali domestici, soprattutto pecore e secondariamente capre. Si nutre comunque anche di piccoli mammiferi come lepri, conigli, marmotte, e di volpi. Il lupo completa la sua dieta con frutta, insetti, anfibi, uccelli e rettili, e si nutre anche di carogne e in caso di scarsità di cibo non esita a frequentare le discariche.

I motivi della scomparsa

In tutta Europa il motivo più importante per la scomparsa del lupo, e insieme della lince e dell'orso, è stato il conflitto crescente con le attività d'allevamento del bestiame domestico. Come conseguenza della caccia incontrollata e del massiccio disboscamento nel corso del XIX secolo, le popolazioni di ungulati selvatici erano state completamente decimate o drasticamente ridotte. I grandi carnivori, come lupo e lince, non avendo più a disposizione le prede naturali dovettero rivolgersi agli animali domestici. Nel frattempo gli allevatori di bestiame insieme con i cacciatori ottennero dai Governi permessi per abbattere i grandi carnivori, sterminandoli. Nel tardo medioevo e durante il periodo rinascimentale una gran parte della popolazione si dedicava all'agricoltura. Erano per lo più persone molto povere che possedevano solo pochi capi di bestiame, e la perdita anche solo di un animale era una vera e propria catastrofe. L'attacco di un lupo era visto spesso come segnale di sventura, ciò contribuì ad alimentare la sua cattiva nomea. Con la scomparsa dei boschi e delle prede naturali e l'aumento degli animali domestici già nel corso del XVI secolo il conflitto con il lupo si acuì. L'utilizzazione delle Alpi da parte dell'uomo raggiunse nel corso del XIX secolo il punto culminante. In quell'epoca la maggior parte dei boschi era stata completamente distrutta per creare pascoli e per produrre legname, e con questo anche l'ambiente della fauna selvatica. A questo si aggiunse una caccia assolutamente non regolamentata che contribuì all'estinzione o alla drastica riduzione delle diverse specie di ungulati. A metà del XIX secolo lo stambecco e il cervo erano praticamente estinti, mentre capriolo e camoscio erano divenuti molto rari e comunque presenti solo in alcune aree dell'arco alpino. La mancanza delle prede naturali costrinse il lupo a cibarsi di animali domestici, ciò aumentò e facilitò la sua persecuzione. In molte regioni ogni uomo aveva il diritto, o meglio ancora il dovere, di abbattere i lupi. Premi di abbattimento venivano elargiti, aumentando l'attrattività della caccia al lupo. Inoltre a partire dall'inizio del XIX secolo anche i mezzi utilizzati nella caccia al lupo migliorarono considerevolmente, e in particolar modo le armi da fuoco. A partire dal 1807 vennero infatti prodotti dei fucili in grado di funzionare anche in caso di pioggia e di poter sparare con precisione a distanze di circa 100 metri. Inoltre nel corso del XIX secolo vennero notevolmente migliorate le trappole e fece la sua comparsa la stricnina. Alla fine del XIX secolo sull'arco alpino esistevano ancora pochi individui, sopravvissuti unicamente sull'arco alpino occidentale, che vennero definitivamente sterminati nei primi decenni del XX secolo.

Nel Canton Ticino l'ultimo lupo venne ucciso nel 1874, mentre in Val d'Ossola l'ultimo abbattimento documentato risale al 1927, in località Mazucher, sopra Pieve Vergonte.

Il ritorno naturale del lupo. Perché sta tornando a colonizzare l'arco alpino?

Da circa un ventennio il lupo si sta diffondendo, non solo in Italia, ma in tutta Europa. L'abbandono delle zone rurali, da parte dell'uomo, per cercare condizioni di vita più agevoli nelle grandi città di pianura, l'incremento delle sue prede selvatiche (ungulati), un nuovo atteggiamento assunto dall'uomo nei confronti della specie, ed una più efficace protezione legale, spiegano il suo ritorno naturale.

La ricomparsa del lupo sull'arco alpino è una storia molto recente, cominciata verso la fine degli anni ottanta, quando i primi lupi, provenienti dagli Appennini, ripresero a colonizzare il settore marittimo delle Alpi.

Il lupo non è mai scomparso dalla penisola italiana, benché sia stato vicino all'estinzione all'inizio degli anni 70, quando la popolazione contava meno di cento individui. E' in quel periodo che alla specie fu accordata protezione totale, venendo tolta dalle specie cacciabili. Il lupo è stato legalmente cacciato in Italia fino al 23 luglio 1971, quando con un Decreto Ministeriale dell'allora Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste venne temporaneamente vietata la caccia alla specie. Un secondo Decreto, alla fine del 1973, protrasse il divieto di caccia per altri tre anni, fino al 1976. Un terzo Decreto dichiarò la specie protetta permanentemente e rese illegale l'utilizzazione di esche avvelenate. La legge nazionale in materia di attività venatoria 968/77 e la successiva 157/92 hanno quindi definitivamente dichiarato il lupo specie pienamente e particolarmente protetta.

Furono inoltre iniziate delle campagne di educazione e informazione per far conoscere meglio e far accettare al grande pubblico la vera natura di questo carnivoro. Contemporaneamente fu ideato un sistema di indennizzo dei danni arrecati al patrimonio zootecnico, per ridurre la situazione conflittuale con le popolazioni agricole.

Oltre che dalla legge nazione il lupo è protetto da diverse convenzioni internazionali, ciò che ne fa una delle specie più protette in assoluto. Tra le convenzioni internazionali, ricordiamo quella di Berna del 19 settembre 1979, dove il lupo è elencato nell'Allegato II (animali severamente protetti). Nella Convention on International Trade in Endangered Species of the Wild Fauna and Flora (CITES, 3.3.1973) inoltre il lupo è elencato nell'Allegato II (specie potenzialmente minacciate). Mentre secondo le Direttive EU sugli spazi vitali, nei Paesi dell'Unione Europea lo spazio vitale del lupo deve essere conservato (Allegato II) e la specie é severamente protetta (Allagato IV).

Grazie alla messa in atto di queste misure, e alla natura molto opportunista del lupo. la specie, dalle aree in cui era stata ormai relegata (per lo più l'Appennino Centrale), cominciò ben presto a diffondersi nuovamente per colonizzare nuove regioni, arrivando in Liguria già verso la metà degli anni ottanta, e da qui spingendosi verso l'arco alpino alla fine dello stesso decennio. Sebbene questa colonizzazione possa avere del sorprendente per la velocità con cui è avvenuta, essa avrebbe potuto svolgersi ancora più velocemente, se nonostante la protezione accordatagli, II lupo non fosse stato oggetto di prelievo illegale nel corso di questi anni. Si calcola infatti che in Italia all'incirca 100 lupi vengano uccisi annualmente in modo diverso (armi da fuoco, bocconi avvelenati, incidenti).

Tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta il lupo cominciò a colonizzare l'arco alpino (vedi tabella allegata). Esso venne osservato dapprima nel Parco francese del Mercantour, poi nel Parco italiano delle Alpi Marittime e in diverse vallate della Provincia di Cuneo e quindi della Provincia di Torino. Attualmente si ritiene che esistano nuclei stabili di lupi sino in Val Susa e Val Chisone all'altezza di Torino.

Da questi ultimi avamposti alcuni individui si stanno spostando sempre più a nord ed ad oriente, seguendo le vallate alpine, e facendo la loro comparsa a molte centinaia di chilometri dalle loro aree di provenienza. E' questa l'origine dei due lupi uccisi in Canton Vallese, nella regione tra la Valle di Goms ed il Passo del Sempione rispettivamente nel novembre 1998 e nel gennaio 1999, e più recentemente dei due lupi uccisi nell'agosto 2000 in Val d'Herens e nella regione di Augstbord, sempre in Canton Vallese, preceduti a loro volta già nel 1995-96 da altri individui rimasti per alcuni mesi nelle Valli Ferret e d'Entremont nel Basso Val lese.

Nel periodo compreso tra il 1985 e il 1992 il fronte d’espansione della popolazione di lupi (inteso come animali affermati in una determinata area e non come individui in dispersione) si è spostato di 190 km ad ovest di Genova, con una media annua di circa 23 km.

Gli escrementi che sono stati ritrovati alla fine di novembre 2000 in località Pian di Pissaro, poco a nord di Premia, in Valle Antigorio, nei pressi dei resti di un capriolo predato, appartengono anch'essi ad un lupo proveniente dalla popolazione italiana, come le analisi genetiche condotte in un laboratorio specializzato svizzero hanno poi confermato.

La situazione in Provincia del VCO

L'indizio trovato nel novembre 2000 in Val Antigorio è quindi la prima traccia oggettiva della presenza del lupo in Provincia del VCO. Si tratta cioè di una prova inconfutabile che un lupo sia stato presente, anche se solo per pochi giorni, sul territorio provinciale. Fino ad ora infatti gli unici indizi in nostro possesso erano alcuni avvistamenti diretti, fatti immediatamente dopo le uccisioni avvenute in Canton Vallese, tra la fine del 1998 e l'inizio del 1999, sulla cui autenticità però non era possibile essere completamente sicuri, in quanto la distinzione in natura di un lupo da un cane non è molto spesso agevole, soprattutto per persone non esperte; nonostante i luoghi dove sono stati uccisi i lupi e sono stati trovati più volte gli indizi della loro presenza in Canton Vallese, distino solo pochi chilometri in linea d'aria con il confine italiano, nei territori della Provincia del VCO, a ridosso della zona del Sempione (Val Divedro, Val Cairasca, Val Bognaco). fino ad ora non erano stati trovati indizi di nessun genere che potessero essere attribuiti con certezza alla presenza del lupo.

Concorrenza con le attività umane

II lupo è pericoloso per l'uomo?

Non solo nelle favole, ma anche in numerosi documenti storici risalenti al periodo medioevale e rinascimentale il lupo viene spesso indicato come un mangiatore di uomini, soprattutto in Francia. Questo si contrappone decisamente alle esperienze fatte in tempi più recenti, per i quali non c'è alcuna testimonianza attendibile di attacchi all'uomo da parte del lupo. Per esempio l'esperto italiano di lupi, Luigi Boitani, ha controllato numerose voci, circa possibili attacchi all'uomo da parte del lupo accaduti in Italia nell'ultimo secolo, ma nessuna di queste segnalazioni ha potuto trovare conferma. Gli unici attacchi documentati di lupi a persone provengono dall'India e dall'Asia centrale, mentre non si conoscono praticamente casi né in Europa né in Nord America. In Canada dove vivono circa 60.000 lupi, esiste un solo caso documentato in cui un lupo sano ha spontaneamente attaccato e ferito un uomo, mentre in un altro caso si è trattato di un lupo affetto da rabbia.

Allevamento

Con la scomparsa dei grandi carnivori dall'arco alpino, sono scomparsi anche I metodi tradizionali di custodia del bestiame, sviluppatisi nel corso di centinaia d'anni. Anche se la presenza di selvaggina è abbondante nelle vicinanze dei pascoli estivi, il lupo può essere responsabile di grave perdite al patrimonio zootecnico se questo viene lasciato incustodito. Per un lupo è infatti molto più facile e meno pericoloso predare una pecora che non un cervo. Sfortunatamente un lupo (ma anche un cane) in un sistema artificioso, come ad esempio un gregge di pecore, può essere preso da un delirio omicida (cosa che accade anche nel caso della volpe all'interno di un pollaio), che lo porta ad uccidere molto di più di quanto possa poi mangiare.

Quando la preda è morta e non si muove più il lupo comincia ad utilizzarla. Ed é qui il problema. Sembra che il lupo abbia bisogno dell'assenza di movimento da parte delle sue prede per passare dal comportamento "uccidere" al comportamento "mangiare". Quando uno o più lupi attaccano prede selvatiche, la strategia di fuga prevede lo smembramento in piccoli gruppi. Quando il lupo uccide la sua preda, non ci sono più nelle sue vicinanze altri animali che si muovono. Quando invece attacca un gregge di pecore, queste si riuniscono continuamente in piccoli gruppi. Quando il lupo uccide una pecora, esso continua a percepire comunque del movimento intorno a lui. E' così possibile che il comportamento "uccidere" continui a rimanere e quindi vengano uccisi più animali, fintanto che un influsso esterno non lo disturbi (cane, pastori, fuga delle pecore, ecc., ecc.). A seguito di queste fughe, nelle aree di montagna molte pecore possono poi morire per caduta dalle rocce.

Nelle regioni alpine dove il lupo è già tornato da alcuni anni, la sua presenza ha cambiato radicalmente la vita degli allevatori. I due lupi arrivati nel Vallese nel 1995 hanno predato nel periodo: luglio 1995 maggio 1996 circa 120 pecore. E' necessario quindi riproporre i metodi di custodia del bestiame, andati in disuso per circa un secolo a seguito della scomparsa dei grandi carnivori.

Il metodo di prevenzione più utilizzato è sicuramente l'uso di cani da guardia. Tali cani vivono sempre insieme alle pecore e sono capaci di respingere l'attacco di un lupo e persino di un orso e per questo vengono spesso dotati di collari con punte metalliche che li proteggono nell'eventualità di una lotta con un grande predatore. In Italia, sugli Appennini, per la protezione delle greggi viene utilizzato il Pastore Maremmano Abruzzese, mentre in Francia sono stati utilizzati cani della razza "Montagne des Pyrénées". Un cane giovane deve essere collocato nel gregge già in tenera età e deve rimanervi ininterrottamente, affinchè si identifichi con le pecore. Il metodo migliore per tale scopo è fare nascere i cani in mezzo alle pecore e ridurre al minimo il suo contatto con gli uomini. In tal modo inizierà a considerare le pecore come appartenenti alla sua specie e le difenderà in seguito dall'attacco di lupi e di cani randagi o rinselvatichiti.

Ci vogliono due anni per rendere un cane da difesa delle greggi efficiente contro i lupi. Per tale ragione sarebbe utile elaborare un sistema di prevenzione che preveda l'impiego dei cani ben prima dell'arrivo dei lupi. Per respingere efficacemente un grande predatore come il lupo, il quale caccia spesso le sue prede in gruppo, è indispensabile affidare un gregge alla guardia di più cani. Perché una coppia di cani possa svolgere al meglio il suo compito è necessario che il gregge sia costituito da un numero variabile tra 300 e 500 pecore: un numero inferiore di pecore non renderebbe economicamente sostenibile l'utilizzo dei cani, mentre greggi più grandi non permetterebbero ai cani di svolgere efficacemente il loro lavoro.

Il maggior problema legato all'utilizzazione dei cani da difesa delle greggi è rappresentato dal raduno serale del bestiame. Attualmente infatti esso è lasciato sugli alpeggi senza sorveglianza, e viene visitato solo raramente. Il raduno serale degli animali non è però possibile senza un cambiamento radicale dei metodi di custodia che preveda l'utilizzo dei pastori.

Per proteggere efficacemente un gregge si può comunque far ricorso ad altri animali, come ad esempio gli asini, a recinti elettrificati o metallici, a dispositivi luminosi o sonori, oppure collari antimorso.

NOTA BENE!

E' importante che il ritrovamento di animali predati, sia selvatici che domestici, venga comunicato tempestivamente all'Ufficio Caccia e Pesca della Provincia, per poter eseguire i sopralluoghi necessari a stabilire il responsabile della predazione in tempi utili.

Storia della colonizzazione delle Alpi da parte del lupo

Anno

Osservazione

1983

Ci sono alcuni indìzi, che almeno a partire dal 1983, alcuni lupi si sono riprodotti a nord di Genova.

1985

A nord di Genova viene accertata la presenza di un piccolo branco di lupi.

1987  

Uccisione di un lupo nelle Alpi Marittime.

1992  

Osservazione di 2 lupi nel Parco Naturale del Mercantour (Francia).

1995-96

Indizi di presenza di 1 forse 2 lupi nelle Valli Ferrei e d'Entremont (Canton Vallese, Svizzera).

1996 febbraio

In Val d'Entremont la presenza del lupo viene documentata grazie    ad alcune foto scattate con una trappola fotografica.

1997

Indizi di presenza di almeno 1 lupo in Savoia (Francia). Nell'area del Parco del Mercantour (Francia) vivono circa 20-30 lupi.

1998 novembre

Uccisione di un giovane lupo maschio a Reckingen in Valle di   Goms (Canton Vallese. Svizzera), abbattuto illegalmente.

1999 gennaio

Uccisione di un giovane lupo maschio sulla strada del Passo del   Sempione, investito da una macchina.

1999

Indizi di presenza di almeno 1 lupo nel medio Vallese (Canton Vallese, Svizzera).

Anno

Osservazione

2000 agosto

Uccisione legale di un lupo da parte di un guardiacaccia vallesano nella regione di Augstbord, in quanto aveva arrecato danni ritenuti insostenibili al patrimonio zootecnico (Canton Vallese, Svizzera).

2000 agosto

Uccisione legale di un secondo lupo da parte di un guardiacaccia    vallesano in Val d'Herens, in quanto aveva arrecato danni ritenuti insostenibili al patrimonio zootecnico (Canton Vallese, Svizzera).

2000     estate

Predazione di circa 60 pecore nella regione di Goms e dell'Aletsch (Canton Vallese, Svizzera). Non è chiaro però se il responsabile sia un lupo od un cane.

2000 novembre

Alla fine di novembre vengono ritrovati i resti di un capriolo predato in località Pian di Pissaro, nel Comune di Premia, in Val Antigorio. Gli escrementi di un grosso canide, raccolti nelle vicinanze, dopo analisi genetica svolta in un centro specializzato svizzero, risultano appartenere ad un lupo di origine italiana.

2001 gennaio

Il 10 gennaio 2001 in Valle di Cugnasco nei pressi di Bellinzona  (Canton Ticino, Svizzera) vengono trovati i resti di tre capre uccise da un grosso canide. Vengono raccolti alcuni grossi escrementi, che spediti a Losanna, vengono analizzati. Le analisi confermano la loro appartenenza ad un lupo di origine italiana

2001 settembre

II 29 settembre nei pressi del Pizzo La Margna in Val Bregaglia      (Canton Grigioni, Svizzera) un lupo di sesso maschile del peso di circa 40 kg è ucciso legalmente da un cacciatore, in quanto dal momento della sua comparsa nella regione (marzo 2001) si era reso responsabile dell'uccisione di 59 tra pecore e capre, a cui si devono aggiungere altri 39 animali uccisi in territorio italiano. (In Svizzera un lupo può essere abbattuto legalmente in seguito al rilascio di un particolare permesso emesso dall'Ufficio federale per l'ambiente le foreste ed il paesaggio, nel momento in cui ad esso può essere ascritta l'uccisione di almeno 50 animali domestici).

Pagine a cura di Luca Rotelli.

Per ulteriori informazioni sul lupo e la lince rivolgersi a: Luca Rotelli, Tel. e Fax 0324/61094 - Cell. 335/6680658